Insights 02 Aprile 2019

“Progetto Ascolto”

Giulia Bussi

Consulente

1. Le caratteristiche ideali di un collaboratore

Un primo aspetto emergente dalla ricerca è che gli intervistati, pur non essendo degli specialisti di HR in senso stretto (eccetto gli HR manager), utilizzano un linguaggio da esperti di gestione e sviluppo delle persone: parlano di competenze e ne sanno dare una connotazione “concreta” e precisa.
In questi anni di crisi il modo di parlare delle competenze, da terreno specialistico delle HR, è diventato linguaggio comune ai manager che, disponendo di un numero sempre più ridotto di risorse su cui contare, hanno potenziato la conoscenza tecnica delle loro persone.
Si parla molto di propensione al cambiamento, flessibilità, adattabilità. Essere adattabile vuol dire chiedersi: “Dove posso migliorare?” e “Come posso crescere?”; vuol dire avere la disponibilità, la voglia di reinventare nuovi modi di lavorare, saper vedere le opportunità celate nelle situazioni difficili.

Dai vari contributi ricorre un elemento: quasi tutti gli intervistati si aspettano collaboratori capaci di stare nelle contraddizioni, trasformandole in risorse. Le competenze che abbiamo raccolto non sono infatti riconducibili a una singola capacità (per esempio, l’adattabilità), ma costituiscono l’integrazione di due competenze, tra loro in contraddizione o, comunque, in opposizione.

Agility

Prima competenza per numero di citazioni, l’agility è la capacità di tenere insieme la capacità di adattamento con la velocità e la brillantezza del pensiero.

Tale combinazione porta a un pensiero “concreto”, che sa stare collegato con la realtà del momento: l’astrazione e la concretezza del pensiero coniugati!

Self leadership

Il secondo ambito di competenza è la Self leadership, la capacità di proporsi e di utilizzare la propria influenza in modo compatibile al contesto.

Il senso del termine è analogo a quello del meno stuzzicante “leadership diffusa”: la capacità, da parte di tutti e a parità di ruolo, di esercitare la propria influenza di essere protagonisti, proponendo le proprie idee e convincendo gli altri della loro bontà. In questi tempi di crisi non servono persone che “stanno indietro”, passive e rinunciatarie.
La Self leadership è capacità di automotivarsi, ma anche di autocontrollarsi. È un grande esercizio di equilibrio: funziona se si ha il senso del limite, se si capisce dove fermarsi, evitando di diventare aggressivi, ingombranti, poco rispettosi degli spazi altrui.

Passione e partecipazione

Passione e partecipazione includono gli opposti della spinta in avanti – propria della curiosità e della voglia di fare – con l’ancoraggio alla realtà dell’impresa, alla vera, leale identificazione con l’azienda, che porta a spendersi per il suo successo: se quello che faccio mi appassiona, se seguo la mia curiosità e le mie idee, corro il rischio di perseguire una strada personale, andando avanti come imprenditore di me stesso; è la lealtà all’impresa che connette gli sforzi personali al business, che genera una sinergia virtuosa. Dalla ricerca emerge il profilo della persona “contemporanea”, capace di spingersi verso il futuro e contemporaneamente ancorarsi al presente; ci immaginiamo i suoi dubbi e la sua fatica.

Costanza e coraggio

Costanza e coraggio rappresentano l’ultimo ambito di competenza:

Molti si aspettano persone capaci di lavorare con continuità e pazienza, per “dare risultati oggi”. Ma è richiesta anche la capacità di “fare di più”, l’eccezionalità della prestazione, come risultato a tendere, come aspirazione diffusa.

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