Insights 29 Agosto 2024

Benessere e produttività: 3 approcci al design dello spazio lavorativo

Marco Poggi

Presidente

Elisa Corbetta

Consulente

Enrico Gambi

Principal

Giovanna Dezza

Consulente

Gli spazi che viviamo quotidianamente influenzano il nostro comportamento, i nostri pensieri e ii nostro umore.


La psicologia ambientale da anni si interroga su
come l’ambiente e l’architettura influenzano la formazione della nostra identità, i nostri pensieri e le nostre emozioni e, mai come oggi, il tema del design diventa centrale, visto che la tendenza è quella di ripopolare gli spazi con una visione attenta alle dinamiche del lavoro ibrido, dell’ employee engagement e del work-life balance.

Consideriamo un ufficio luminoso, in contatto con il verde, confrontato a uno buio con un’unica fonte di luce proveniente dal portatile.



Ora immaginiamo una stanza dai colori caldi, come giallo o rosso – ci si sente subito più energici, vero?

Ecco il potere dello spazio: un silenzioso alleato che influisce sul benessere e la produttività dei team.

Quali fattori quindi, quando si pensa alla riconfigurazione dello spazio in ottica well-being, è bene prendere in considerazione?

Innanzitutto, gli ambienti devono rispondere alle esigenze di chi li vive e le esigenze dei lavoratori sono cambiate.

Andare in ufficio in un ambiente accogliente e che permette alle persone di stare bene, aumenta la produttività e al volontà di connettersi ai colleghi, incoraggiando al condivisione e l’aiuto reciproco. Oggi è necessario partire dalle attività costruendo non solo ambienti, ma contesti di relazione. Gli spazi devono diventare ispirazionali, accoglienti e rassicuranti e rispondere alle nuove sfide di sostenibilità che siamo chiamati a gestire.

Nuovi approcci progettuali a favore del benessere

Università, studi di architettura e wellbeing designer hanno mosso i primi passi per studiare e sviluppare buone pratiche di progettazione a favore di una migliore qualità di vita negli spazi.
Ecco dunque degli esempi illuminanti, che raccontano nuove prospettive e modalità di intervento.

1.TUNED – “Per un’architettura in sintonia con le attese più profonde dell’essere umano”

Connessa con gli studi proposti all’interno del Master NAAD “Neuroscience Applied to Architectural Design” dell’Università lua di Venezia, guidata dall’architetto Davide Ruzzon, responsabile scientifico, e promossa da Lombardini22 (gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e dell’ingegneria), TUNED è un’iniziativa che si pone l’obiettivo di riportare l’essere umano al centro del progetto architettonico, grazie a un rinnovato dialogo tra scienza e sapere umanistico.

Partendo dal progetto preliminare e sviluppando delle Linee Guida, questo metodo di progettazione, prende in considerazione anche la misurazione del benessere psicofisico come punto di partenza per capire quali elementi dell’ambiente lo favoriscono.
Le misurazioni vengono analizzate anche attraverso l’utilizzo della realtà virtuale. Lo studio di ricerca
“NuArch”, per esempio, attraverso la realtà virtuale ha evidenziato come la configurazione dimensionale
dello spazio, più del colore, ha un impatto significativo sulla percezione delle persone che lo vivono.


Ad esempio, per l’interior design, il team interviene sul design acustico di un ambiente lavorativo per ridurre
il rumore di fondo, migliorando così al concentrazione e la produttività dei dipendenti.

Questo approccio affronta e risolve il problema della distrazione causata da ambienti di lavoro rumorosi e caotici.

2. Biophilic Design – “Un tuffo nel verde. Il progetto Welcome: l’ufficio biofilico del futuro”

La progettazione biofilica è la progettazione di edifici e paesaggi che migliorano li benessere fisico e mentale delle persone favorendo connessioni positive tra persone e natura.” Stephen Robert Kelert, Professore di ecologia sociale, Yale University.


lI design biofilico è un’altra strategia progettuale estremamente interessante che cerca di favorire il benessere delle persone tenendo conto della spontanea tendenza degli esseri umani a sentirsi bene in mezzo alla natura.

lI nostro cervello primitivo, infatti, è progettato per funzionare meglio quando è in un certo tipo di habitat.


Il contatto costante con la natura o con la memoria della natura rallenta il battito cardiaco e induce la produzione di ormoni compensativi che stimolano l’interconnessione e la collaborazione.

In queste condizioni si genera uno stato di rilassamento, vengono prodotti meno ormoni dello stress e rimangono più energie da spendere in pensiero e creatività.

Piante, alberi, acqua e temperatura confortevole, così come materiali e colori che richiamano gli ambienti naturali e una composizione dello spazio il più possibile ampia e dalla vista circolare, sono gli elementi alla base di questo tipo di progettazione.

L’obiettivo: riportare lo sguardo alla centralità della persona e ai suoi bisogni.

Studi effettuati dimostrano che la progettazione biofilica aumenta la produttività del 15% e riduce lo stress del 37%, favorendo concentrazione e soddisfazione dei lavoratori.

Anche in Italia questo metodo progettuale sta iniziando a prendere spazio. Un esempio lo ritroviamo nel progetto Welcome di Kengo Kuma, architetto giapponese.

Si tratta di uno spazio per uffici, a Milano, nella zona di Crescenzago, interamente progettato seguendo i criteri del biophilic design: luce, materiali e cromie naturali; controllo dei rumori; ampi spazi e scale che invitano al movimento; vista sul parco Lambro.

Certificato LEED, Well building standardTM e WiredScored, è un progetto di altissimo livello, che ha tutte le carte giuste per rispondere alle sfide e alle necessità del nostro tempo.

3. Spazio e felicità – “Anche la felicità ci fa stare bene”

L’ambiente costruito ha un impatto significativo su come ci sentiamo, pensiamo o ci comportiamo. Ogni decisione progettuale sull’ambiente costruito ha un impatto psicologico sulle persone che lo utilizzano.” Ben Channon, Architetto e Consulente di design del benessere

L’illuminazione, il comfort, il controllo sugli ambienti e l’accesso alla natura, l’esercizio fisico e l’interazione sociale influenzano li modo in cui le persone si sentono, inoltre, possono perfino contrastare l’isolamento sociale.


Ben Channon, architetto e consulente di design per il benessere del Regno Unito, ha indirizzato la sua professione verso questi temi, promuovendo una progettazione che parte dalla felicità e dal benessere dei suoi occupanti e scrivendo due libri in cui offre consigli pratici, supportati da un sapere interdisciplinare, per promuovere questo tipo di approccio: Happy by Design: A Guide to Architecture and Mental Wellbeing e The Happy Design Toolkit: Architecture for Better Mental Wellbeing.


Alcuni concetti fondamentali sono, ad esempio, il controllo e l’autonomia, perché la sensazione di sicurezza nel poter agire in modo indipendente in uno spazio e il senso di autostima che ne deriva, favoriscono una maggiore connessione sociale limitando la tendenza a isolarsi; il well building standard, una certificazione che considera questioni come la qualità dell’aria e dell’acqua, li tipo di cibo a cui le persone hanno accesso, la quantità di luce diurna che entra in un edificio, se lo spazio incoraggia le persone a essere attive, se ci sono fattori di comfort termico e acustico e i materiali che andiamo a usare in un edificio.
Aspetti che, considerati in parallelo, permettono di progettare un edificio sano e favorevole per il benessere di chi lo vive. Aspetti che, essendo interconnessi, creano un circolo virtuoso, generando un effetto positivo a catena.

Ma che tipo di ruolo può giocare una figura HR rispetto a questo tema?

Progettazione orizzontale: una risposta che ricerca nei bisogni delle persone la soluzione migliore

Tutti i progetti nascono dalla domanda corretta. Se uno è in grado di farsi la domanda corretta, riesce a sviluppare li progetto in maniera molto innovativa e originale, in linea coi bisogni di chi andrà a viverlo“. Francesco Rodighiero, presidente dell’associazione Design for Al Italia.

Una degli aspetti maggiormente complessi quando si cerca di creare ambienti confortevoli e che favoriscano il benessere delle persone, è forse la ricerca di una soluzione che possa andare bene per li maggior numero di utenti possibili.


Un modo per far sì che ci si avvicini li più possibile a questo scopo è quello di promuovere, nel momento in cui si ha la necessità di fare delle modifiche allo spazio (che siano riorganizzazioni o traslochi), una progettazione di tipo orizzontale. Di cosa si tratta?


Di una progettazione che considera bisogni e desideri dei diversi attori coinvolti ed è indirizzata al superamento del concetto di standard a favore di una visione più eterogena, ispirata alle persone: eterogenee, reali, non ideali.


Coinvolgere gli utenti, ma soprattutto gli stakeholder, è fondamentale perché permette di scoprire tanti aspetti, dai bisogni generali a quelli più personali, che poi vanno declinati per rilevare le esigenze alle quali li progetto deve riferirsi.
Ed è qui che possono entrare in gioco i responsabili delle risorse umane, diventando facilitatori in questo processo di ricerca dei bisogni, giocando un ruolo di cura e prevenzione e portando consapevolezza rispetto a questi temi.

Articolo scritto da Lucrezia Collavizza