Vivere Senza Limiti. Intervista a Mirko Testa
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Mirko testa è un atleta italiano di handbike vincitore del titolo mondiale 2023 e campione italiano 2024.
Da luglio di quest’anno è entrato a far parte ufficialmente delle Fiamme Oro e rappresenta l’Italia alle Paralimpiadi di Parigi 2024.
Ciao Mirko, è un piacere conoscerti. Ti va di raccontarci un po’ la tua storia? Che incidente hai avuto e quali sono stati i momenti più critici?
Certo. Ho avuto un incidente nel corso di una gara di motocross, durante un salto ho avuto un contatto con un altro pilota e sono atterrato senza la moto. Sono praticamente caduto in piedi, il mio bacino si è spostato in avanti e mi sono piegato su me stesso spezzandomi la schiena e rompendo quattro vertebre, una di queste è implosa lesionando il midollo spinale e causandomi la paraplegia. Dopo l’intervento in ospedale per stabilizzare la colonna vertebrale, mi hanno messo una piastra per tenere insieme la spina dorsale, ho poi trascorso sette mesi in riabilitazione a Brescia, dove mi hanno insegnato a vivere questa nuova vita in sedia a rotelle.
Poi come hai affrontato la riabilitazione e il ritorno allo sport?
Ho iniziato subito a fare sport grazie all’associazione sportiva Active Sport di Brescia, con cui sono ancora tesserato. Durante il ricovero ho provato vari sport, e alla fine ho trovato quello che mi piaceva di più: la bici. Dopo aver concluso il percorso di riabilitazione, sono tornato a casa. Ho dovuto fare alcune modifiche, come installare un ascensore per superare le scale di casa e rifare il bagno per renderlo accessibile. Gradualmente, ho ripreso la mia vita normale, ho continuato a lavorare e a fare sport. Dopo un paio d’anni, ho deciso di dedicarmi completamente allo sport per vedere fin dove potevo arrivare. Questo mi ha portato a diventare un professionista e a vivere di sport.
Già prima dell’incidente praticavi molto sport?
Sì, anche se in modo diverso. Ho fatto judo agonistico dai sei ai 14 anni. Poi ho smesso e ho iniziato a correre in moto a 16 anni, ho gareggiato fino a quando, a 21 anni, ho avuto l’incidente.
Secondo te quanto lo sport è davvero inclusivo? Hai notato differenze nel modo in cui viene percepito lo sport paralimpico?
Le cose stanno migliorando, ma c’è ancora strada da fare. In Italia, lo sport paralimpico è spesso visto con un certo pietismo, del tipo “poverini, almeno fanno qualcosa”, che non è corretto. Ma le cose stanno cambiando. Grazie anche alle Paralimpiadi trasmesse in chiaro sulla Rai, la gente sta capendo che lo sport ad alto livello può essere anche paralimpico. Questo aiuta a cambiare la percezione e a rendere lo sport più inclusivo. Ora, quando si parla di sport paralimpico, si vedono atleti, non solo disabili che fanno sport.
Ti senti più incluso ora, come atleta paralimpico e come persona? C’è stata una differenza nella percezione di te da parte degli altri?
Sì, c’è stata una grande differenza. Prima, chi non mi conosceva mi vedeva come “il poverino in sedia a rotelle” ma con i risultati sportivi, l’idea della gente è cambiata. Non dico che ora sia completamente diverso, ma molte persone stanno iniziando a capire che sono felice della mia vita, che faccio ciò che amo a un livello alto. Questo ha aiutato a cambiare la percezione e mi rende molto felice.
Come sei arrivato a far parte della nazionale? Qual è stato il percorso?
Ho iniziato a Brescia, quando ero ancora in riabilitazione. Poco dopo essere uscito dalla clinica, ho fatto la mia prima gara, arrivando ultimo ma già contento di aver partecipato. Ho continuato a gareggiare tutto il 2019, imparando e migliorando. Alla fine della stagione, ho partecipato all’ultima tappa del Giro d’Italia e sono riuscito a salire sul podio, arrivando terzo. Da lì, ho continuato a impegnarmi sempre di più. Nel 2021, ho vinto la maglia rosa al Giro d’Italia e nel 2022 ho vinto il mio secondo giro, ottenendo la mia prima chiamata in nazionale. Da allora, ho partecipato a diverse competizioni internazionali, ottenendo ottimi risultati.
Com’è stato diventare campione del mondo?
È stato incredibile. L’anno prima ero arrivato terzo e quarto nelle gare mondiali, ma ero rimasto con l’amaro in bocca. Ho passato un anno a pensare solo a come riscattarmi, sono arrivato al Mondiale convinto di poter vincere, e così è stato. Vincere un Mondiale è un’emozione indescrivibile, e anche se non so se mi capiterà di nuovo, sono già felicissimo di averlo fatto una volta.
Sei pronto per le Paralimpiadi? Come ti senti?
Sono emozionatissimo. È il mio obiettivo dal 2022, e ho lavorato duramente per arrivare fino a qui. Quando ho visto il mio nome nella lista dei convocati, ero la persona più felice del mondo. Ora sto finendo la preparazione e mi sento pronto. Non vedo l’ora di partire.
Lo sport ti sembra davvero inclusivo?
Sì, lo sport è decisamente inclusivo. Abbattendo barriere, ti dà la possibilità di tornare a vivere una vita quasi identica a quella di prima. Posso andare in bici con amici normodotati senza sentire alcuna differenza. Lo sport mi dà una libertà e una serenità che poche altre cose possono offrire.
Grazie mille Mirko, se dovessi dire qualcosa a chi leggerà questa Newsletter rispetto alla tua storia, un insegnamento che hai colto o qualcosa che ti ha lasciato tutto quello che ti è successo, cosa racconteresti?
Dal mio incidente ho imparato una lezione che ho applicato in tutti gli ambiti della mia vita: anche quando tutto sembra perduto e la speranza è ridotta al minimo, esiste sempre la possibilità di rialzarsi, ripartire e tornare più forti di prima. Lo so, può sembrare una frase fatta, ma è esattamente ciò che ho vissuto. Mi sono ritrovato, da un giorno all’altro, a passare da una vita senza limitazioni a una condizione di grave disabilità. Questo cambiamento ha significato non poter più fare le cose come prima, ma ho trovato la forza di ricominciare e adattarmi alla nuova realtà. Oggi, nonostante le difficoltà, riesco a fare tutto e posso dire con certezza che, anche quando sembra non esserci via d’uscita, è possibile riprendere in mano la propria vita e riscriverla da capo.