Insights 03 Giugno 2024

Inclusione in azienda: i libri da leggere

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Il libro da leggere: luglio 2024

Cambia mentalità in chiave diversity, equity and inclusion nella tua attività – Sambu Buffa (2024)

L’autrice Sambu Buffa si definisce inclusive marketing strategist: nella sua esperienza, a partire dalla laurea in giurisprudenza, fino all’incontro con il marketing, ha praticato molto le relazioni, acquisendo esperienza nell’ascolto e nell’accoglienza della diversità.

Oggi nel suo libro, condivide un pensiero molto potente: “Credo nei cambiamenti autentici, quelli che partono dal basso, perché germogliano dalla mente, dalla conoscenza delle proprie radici”.

Pagina dopo pagina ci accompagna nella consapevolezza che la comunicazione è solo l’ultimo tassello di un processo molto più lungo ed articolato, di un lavoro da fare sulla mentalità delle persone.

Per usare le parole dell’autrice: «Saper dare valore e normalizzare la diversità prevede un approccio di tipo comprensivo. L’antirazzismo è un impegno concreto e quotidiano a smantellare un sistema e prevede che ognuno si impegni a riconoscere come, più o meno inconsapevolmente, lo supporta, costruendo di conseguenza pratiche consapevoli per combattere il razzismo dal basso».

Il volume diventa quindi un manuale per aiutare chi legge a diventare consapevole dei propri privilegi, del proprio razzismo, dei propri stereotipi e delle proprie fragilità.
Un percorso complesso ma necessario, perché prima della comunicazione inclusiva c’è molto altro.

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Il libro da leggere: novembre 2023

Ne uccide più la lingua. Smontare e contestare la discriminazione di genere che passa per le parole – Valeria Fonte (2022)

Tutto ciò che ci permettiamo di dire legittima ciò che ci permettiamo di fare” 


Le parole che abbiamo a disposizione danno una forma ai nostri pensieri e plasmano la realtà. C’è un solo modo per debellare l’odio di genere che passa per le parole: imparare a riconoscerle, decostruirle e cambiarle.  

Valeria Fonte ci guida in un’analisi arrabbiata, minuziosa e lucidissima di tutti i discorsi scorretti – che siano apertamente violenti o sottilmente discriminanti – che leggiamo e ascoltiamo ogni giorno, e che non possiamo più accettare. Smontandoceli davanti agli occhi, ci aiuta a capire come rispondere e come difenderci. Perché le uniche parole con cui dobbiamo parlare, oggi, sono le nostre. 

Perché leggerlo?

Per sfatare il mito del “politically correct” e diventare consapevoli di quanto possiamo essere verbalmente violenti o sottilmente discriminanti con l’utilizzo delle parole

Il libro del mese: settembre

Il pregiudizio universale di autori vari (2017)

Quando si parla di Diversity, Equity & Inclusion, il tema dei pregiudizi – o bias – viene spesso, se non sempre, interpellato in un modo o in un altro.  

Questo perché i pre-giudizi, e cioè idee e posizioni che si prendono per vere senza una base oggettiva, ci servono per dare un senso alle miriadi di informazioni a cui siamo esposte ogni giorno. Infatti, ci aiutano a semplificare la realtà tramite la categorizzazione di avvenimenti e persone che incontriamo.  

È quindi comune avere dei pregiudizi, positivi o negativi che siano, e non è sempre possibile sradicarli. Tuttavia, è possibile – ed è importante farlo soprattutto per avere comportamenti più inclusivi – imparare a riconoscerli e gestirli. Per farlo, il primo passo fondamentale è quello di rendersi conto di averne.  

Questo libro ci aiuta in questo percorso di consapevolezza raccogliendo 80 pregiudizi e luoghi comuni che spaziano tra le tematiche più varie che vengono discussi e spesso confutati. Alcuni di questi riguardano gruppi di persone, come “i giovani non leggono” oppure “i clandestini sono tutti delinquenti” o ancora “Gli italiani sono bianchi” e smontarli può aiutarci ad essere più inclusive e inclusivi. 

Perché leggerlo?

Per riflettere sui propri pregiudizi e sui più diffusi luoghi comuni.

“Come recita un facile aforisma, d’altronde, il pregiudizio peggiore è quello di chi crede di non avere pregiudizi”  

Il libro in tre hashtag: #pregiudizi #categorie #biasfree

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Il libro del mese: giugno

In altre parole. Dizionario minimo di diversità di Fabrizio Acanfora (2021) 

Attraverso le parole diamo un significato a ciò che viviamo e costruiamo il mondo intorno a noi.

Diventa fondamentale, dunque, acquisire consapevolezza del linguaggio appropriato quando parliamo di diversità.

“In altre parole. Dizionario minimo di diversità” è un viaggio tra i termini fondamentali della diversità, come per esempio abilismo e privilegiodiscriminazione e identità.

Ogni voce è arricchita da aneddoti personali dell’autore e da approfondimenti che spaziano tra discipline diverse con lo scopo non tanto di spiegare il significato letterale di alcuni termini, ma di mostrare le conseguenze che il linguaggio ha sulla visione della diversità e di stimolare il lettore a coltivare apertura e comprensione verso chi è diverso/a.  

Perché leggerlo?

Per capire il ruolo fondamentale delle parole in una cultura in cui le differenze sono valorizzate e rispettate. 

Perché  il linguaggio è fondamentale per innescare un processo di cambiamento nel contesto sociale (e organizzativo), in modo che diventi sempre più una dimensione che ci avvicina all’altro da noi, con rispetto e con l’intenzione di valorizzarne le unicità (e con la consapevolezza che “noi stessi siamo altro rispetto all’altro”). 

Il libro in tre hashtag: #linguaggio #diversità #rispettoreciproco 

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Il libro del mese: marzo

Non si può più dire niente? (2022) di Autori vari 

Quanto fa male la Cancel Culture (cultura del boicottaggio) e il politicamente corretto al dibattito e al confronto sull’Inclusione? 

Con Cancel Culture si intende una forma moderna di ostracismo per cui qualcuno diviene oggetto di indignate proteste e di conseguenza estromesso/a da cerchie sociali o professionali.

Il libro ci fa comprendere bene gli effetti di questa “cultura della cancellazione” attraverso il confronto aperto tra 14 studiosi e scrittori che, ognuno con il proprio sguardo e nel proprio campo,  si incontrano idealmente, come antidoto alla polarizzazione che si è formata su questi temi. 

Dalle proposte di legge contro le discriminazioni alle circolari scolastiche sulle tematiche di genere, dalle discussioni parlamentari sul linguaggio inclusivo ai provvedimenti aziendali per il gender pay gap. Su ognuna di queste tematiche si sono creati due poli opposti di opinione: chi nega l’esistenza della cancel culture e chi, al suo opposto, si lamenta che “non si può più dire niente”. 

Questa diatriba sta investendo moltissimo la sfera pubblica: sono temi che spopolano in vari contesti di dibattito (TV, podcast, social), dove fioccano commenti e polemiche, creando una vera e propria frattura di tipo “politico” tra persone che su molti altri temi (economici, politici, sociali) sono tendenzialmente d’accordo. 

Ma qual è il risultato? La contrapposizione tra questi due poli si consuma per lo più in litigi pubblici o singoli interventi lanciati online o offline, con il risultato che ognuno parla solo ai suoi “adepti”, senza che si costruisca un dialogo costruttivo. 

Perché leggerlo?

Per avere nuove domande e nuove risposte alla domanda “Non si può più dire niente?”, che restituiscono complessità alla diatriba distruttiva tra la cancel culture e il politicamente corretto. 

Questo libro consente di avere sguardi nuovi, meno polarizzati e più “inclusivi” grazie ai 14 autori che si sono idealmente seduti a un tavolo di confronto, scegliendo di inquadrare il tema secondo il proprio campo di interesse, le proprie esperienze e professionalità: linguistica, televisione, comicità, filosofia, storia, sociologia, teatro, pedagogia, politica e tanto altro. 

Il libro in tre hashtag: #CancelCulture #Confronto #PoliticallyCorrect 

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Il libro del mese: gennaio

Organizzazioni senza paura. Creare sicurezza psicologica sul lavoro per imparare, innovare, crescere (2020) di Amy C. Edmondson

Cosa hanno in comune aziende come Pixar, Eileen Fisher, Google X, Bridgewater Associates?

Sono tutte organizzazioni senza paura, nelle quali leader e team hanno contribuito a sviluppare alti livelli di schiettezza, coinvolgimento, collaborazione e inclusione, tutti elementi che hanno generato elevate performance e un grande successo per quanto riguarda il business.

Spesso, sebbene inconsapevolmente, tutti noi mettiamo in atto delle strategie per non sentirci giudicati e rifiutati. Pensiamoci: cosa facciamo se non vogliamo che il nostro capo ci consideri ignoranti? Non facciamo domande. E se non vogliamo farci percepire incompetenti? Non ammettiamo i nostri errori. E se non vogliamo sembrare invadenti/supponenti agli occhi dei colleghi? Non offriamo nuove idee.

Secondo Amy Edmondson, in un’era come quella che viviamo in cui lo scambio di idee, la condivisione delle informazioni, la collaborazione e l’integrazione delle competenze servono a cogliere e raccogliere opportunità, le organizzazioni non possono più permettersi di lasciare che le persone non si sentano a proprio agio nell’esprimersi e nell’essere se stesse.

Edmondson fornisce a leader e direzioni HR i passaggi pratici necessari  per creare le giuste condizioni di un’organizzazione “senza paura”: ricontestualizzare il ruolo degli errori come abilitatori dell’apprendimento e il ruolo dei capi come facilitatori dell’inclusione, impostare sistemi di dialogo e ascolto per facilitare la partecipazione e l’inclusione di tutti i punti di vista delle persone e dei team, esprimere apprezzamento e gratitudine, de-stigmatizzare l’insuccesso.

Perché leggere questo libro?

Per apprendere modalità e strumenti pratici necessari a includere – nelle decisioni, nella risoluzione dei problemi e nella raccolta delle opportunità – tutte le persone coinvolte in processi e sistemi.

Organizzazioni senza paura aiuta a riflettere sull’importanza e l’urgenza di trarre vantaggio dalla divergenza e dai molteplici punti di vista per favorire inclusione e creare senso di appartenenza, nonché per aspirare all’eccellenza e al successo.

Una citazione dal libro

“Ci conviene darci da fare per costruire relazioni e comunità da mantenere nel tempo psicologicamente sicure.

In famiglia, con gli amici, con le persone del nostro quartiere, della nostra città. Piccoli gesti. Parlare apertamente, chiedere aiuto, porre i temi e le domande che riteniamo importanti, assumersi rischi intelligenti, condividere i propri errori perché ne benefici l’apprendimento di tutti, raccogliere diversi punti di vista.

Smettere di nascondere la nostra vulnerabilità e usarla per quella che è: una risorsa inestimabile per l’evoluzione continua”.

Il libro in tre hashtag: #ispirazionale #pratico #contemporaneo

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Il libro del mese: novembre

Misurare ciò che conta (2021) di Stiglitz, Fitoussi, Durand

La misurazione è uno dei temi chiave collegati alle strategie DE&I.
Sono diversi, però, i dubbi relativi a misurazioni qualitative che riguardano per esempio inclusione e cultura: “Come si fa a sapere se le azioni che attivato stanno effettivamente avendo successo?” “Come si può valutare il cambiamento culturale?”.

Il saggio Misurare ciò che conta propone una nuova agenda, «oltre il Pil»: offre una panoramica e un nuovo armamentario di metriche per stabilire la salute di una società, incluse le misurazioni della diseguaglianza e della vulnerabilità economica, della sostenibilità ambientale e di come le persone percepiscono la propria vita.

Perché leggere questo libro?

Per ragionare, attraverso l’analisi di sguardi autorevoli, su strumenti e meccanismi di misurazione affidabili relativi al benessereinclusione e sostenibilità delle persone.

“Misurare ciò che conta” mette in discussione gli attuali strumenti di misura relativi all’eguaglianza e al benessere, proponendo un nuovo sguardo sull’utilizzo delle metriche che misurano il progresso della sostenibilità sociale nei paesi e nelle organizzazioni.

Una citazione dal libro

Il rapporto della commissione del 2009 si rendeva conto dell’importanza del capitale sociale, il collante che tiene insieme una società, per il benessere sia individuale sia collettivo. La Hleg (High-Level Expert Group on Sustainable Finance) ha deciso di focalizzare l’attenzione su un aspetto importantissimo del capitale sociale, la fiducia definita come “la credenza di una persona che un’altra persona o istituzione agirà in maniera coerente con le sue aspettative di comportamento positivo”.

Il libro in tre hashtag: #concreto #divergente #sostenibile

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